domenica 7 settembre 2008

" Ero Malato e mi avete curato "

Fondo permanente per la cura dei malati indigenti della Costa d'Avorio

Ero malato e mi avete curato.
Così, anche per noi si è avverata la profezia di Gesù: prendersi cura di Lui nel malato povero e indigente che non ha di che curarsi.
Carissimi Amici,
il 20 agosto, durante la mia permanenza in Costa d’Avorio, mi sono recato ad Adzopé, un cittadina molto importante, in cui sorge nella foresta una grande opera ospedaliera per la cura dei lebbrosi, dei contagiati dall’ulcera del buruli e altre malattie osteomielitiche: Institut Raul Follerau
Questa visita non è stata a caso…..era da tempo che maturava..e poi, non andavamo solo per fare un full immersion. C’era qualcuno che ci aspettava.
Non appena giunti e una volta passata la grande porta d’ingresso, un lungo viale ben curato con una decina di case della stessa dimensione, quasi ben messe….e che dal 1942, e direttamente create da Raul Follerau, ospitano i lebbrosi di tutta la Costa d’Avorio.
Lo stesso Centro Ospedaliero, gestito dalle Suore di Nostra Signora degli Apostoli e ora in mano al ministero della Sanità locale, è stato oggetto di Visita di Giovanni Paolo II, durante il suo viaggio apostolico nel 1981 in Costa d’Avorio.
Infatti, a lui è stato dedicato il reparto…..dove c’era ad attenderci il nostro NANA ABDOULAYE, il nostro giovane amico Ivoriano che da sei anni era affetto da Osteomielite e che per mancanza di soldi…..stava finendo i suoi giorni a spegnere i suoi sogni del domani.
ABDOULAYE l’ho conosciuto nel 2006, nel mio secondo viaggio. L’anno scorso pensavo che fosse stato già operato e che Marialuisa avesse trovato un benefattore che gli desse 900,00€ per poter fare l’intervento ed assicurare il post operatorio.
Ma nulla di fatto. La povera Marialuisa mi diceva che nessuno ancora aveva preso a cuore questa situazione….e così il nostro ABDOULAYE ci venne a trovare nella missione di Yakassè. Ricordo ancora il suo volto sorridente dell’anno scorso, che celava la preoccupazione, la sconfitta e la rassegnazione.
Tornando in Italia, durante l’incontro con i nostri genitori adottivi abbiamo raccontato quanto vissuto e così abbiamo avuto anche l’occasione di parlare di ABDOULAYE. La stessa sera abbiamo raccolto le prima 200,00€…..e poi su iniziativa privata alcuni nostri amici si sono cimentati nell’essere strumenti di carità. E siamo arrivati alla somma di 900,00€.
Inviati subito tramite conto corrente bancario alla missione, Marialuisa si è subito messa in moto per organizzare la visita pre operatoria presso il Centro Raul Follerau di Adzopé. In aprile il nostro giovanotto ha fatto l’intervento.
Ricordo ancora la lettera che ci ha inviato per ringraziarci, carica di nuove speranze…..” Ero malato e mi avete curato “…..un’affermazione che ho sentito più volte nel Vangelo.
Tuttavia, ABDOULAYE……ancora una volta ha visto la sua speranza andare in fumo, perché ha avuto un rigetto dell’intervento. Pertanto, ora è ancora lì per continue visite….programmando un nuovo intervento per questo mese. Per questo, ho voluto fare circa 250 km per andarlo a trovare. Per dargli ancora una volta di che sperare.
Ma lui m’ha accolto con il suo sorriso commosso.
Era seduto sotto il porticato del suo reparto “ Jean Paul II “. Era li che mi aspettava. Sapeva della mia visita e con me del fratello. La sua….una famiglia poverissima, che in questi anni si è preparata al lutto del suo ABDOULAYE, perché non aveva i soldi per poter operare….
Fino a quando nel marzo di quest’anno la speranza si è accesa.
Appena giunto, subito un abbraccio e un “ Comment ça va?” ( come stai? )….e Lui: “ça va un peu! “ ( va un po’…così così ).
Poi, si alza dalla carrozzina su cui è seduto perché vuole farmi vedere la sua stanza e che riesce comunque a camminare…..ha una grande forza d’animo!
Un grande camerone con 10 letti e con altri suoi compagni di dis-avventura: lebbra, ulcera del Buruli….
Poi, una suora infermiera ci porta nella sua infermeria, dove ci racconta l’iter ospedaliero del nostro Assistito; la stessa ci invita a parlare con il nuovo dottore che l’opererà e lo assisterà nel post operatorio.
Nel frattempo, ABDOLAYE si allontana e nell’atteso approfitto per visitare il famoso camerone “ Jean Paul II “.
In fondo, era steso sul lettino un ragazzo….che incuriosito dalla mia pelle bianca mi seguiva in tutti i miei movimenti. Capito che m’osservava e voleva che io interagissi con lui, mi sono avvicinato per salutarlo.
“ Bon Jour petit ! Ça va? ” ( buon giorno piccolo! Stai Bene? ). E Lui: “ Oui, monsieur ! “ (Si, signore ).
“Combien de temp que tu es içi?” ( da quanto tempo sei qui ? ). E lui: “ trois années!” ( tre anni ). “ combien d'années êtes-vous vieux?” ( quanti anni hai? ) E lui: “ 17 années “. ” Pourquoi Vous êtes ici?” ( perché sei qui? ) E lui: “la lèpre” ( la lebbra ).
E subito gli accarezzo la fronte. D’improvviso il suo volto cambia e ne appare un altro. A pensarci ancora, mi viene la pelle d’oca! Dietro quel ragazzo c’era qualcun altro…che voleva esser visitato!
Gli chiedo ancora: mais vous priez? Et quelle est votre foi? ( ma tu preghi? E qual è la tua fede? ) E Lui: “ Je suis musulmans! “. ( sono musulmano ). “Nous voulons prier ensemble?” ( vogliamo pregare insieme?) E lui: Je prie cinq fois par jour et ce n'est pas l'heure! ( prego cinque volte al giorno e questa non è l’ora! ) E Lui: Mais quand vous priez, que dire à Allah? ( quando preghi, cosa dici ad Allah ? ) E lui chiude gli occhi e comincia a recitare la sua preghiera. Io commosso gli sono accanto e nel mio cuore lo accompagno per con un Padre Nostro. Poi, quando finisce…apre gli occhi e sorridendo mi ringrazia perché l’ho fatto pregare…..
Nel frattempo, il mio ABDOLAYE mi chiama. È ora di parlare col suo medico che l’opererà. Anche quel ragazzo si chiamava ABDOLAYE……, anche se era il suo nome incognita…. perché dietro quel nome ce n’era un altro….quegli occhi li riconosco!
Quello che ho vissuto in quei pochi minuti, sono sembrati un’eternità. Il tempo si era fermato e nel cuore avevo è ho una certezza. Che quel ragazzo fosse “ il Cristo fatto povero “…..che si sottomette anche alla legge culturale della sua religione, alla fede che i suoi genitori gli hanno trasmesso. Nel viaggio di ritorno ho pensato più volte a quell’incontro.
Mi veniva in mente quando Madre Teresa non si preoccupava di impartire il funerale Cristiano ai suoi moribondi di altra fede diversa da quella cattolica….perchè diceva nel pregare Allah o un’altra divinità Indù….se fatta con fede era la stessa preghiera all’unico Dio Padre di tutta l’Umanità.

Ma ritorniamo al nostro ABDOULAYE…..
Dall’incontro con il medico, viene fuori che il nostro amico ha un’allergia a un medicinale necessario per l’anestesia.
Pertanto, si sta aspettando una medicina di contrasto…e a giorni, sarebbe stato operato. Ma servono altri soldi per il post operatorio: medicine, cure mediche….
Il tempo corre e noi dobbiamo rimetterci in viaggio, prima che tramonti il sole, perché la strada di sera è pericolosa sia per i fossi, come crateri causati dalle piogge, e sia per l’aumento dei banditi!
Un forte abbraccio al nostro ABDOULAYE, con la raccomandazione di vederci al mio prossimo viaggio.
Tornando alla missione, mi sono sentito un miserabile…perché ci sono tanti ragazzi, bambini, uomini necessitanti di fare un intervento piccolo o grande che sia….ma non ci sono i soldi. Mentre, noi con la nostra sanità ci lamentiamo dei Ticket… E qualsiasi medicinale di base ci viene passato….in Costa d’Avorio non sempre è così.. E molta gente muore per un semplice raffreddore, perché non si ha neanche un franco per poter comprare del paracetamolo….

“ Ero malato e mi avete curato “.
È il grazie di Dio per ogni volta che l’abbiamo curato nei più poveri. Per questo, personalmente voglio istituire il fondo permanente per la cura dei malati indigenti della Costa d'Avorio. Chiunque vorrà potrà attraverso offerta libera, secondo le proprie disponibilità una volta al mese o quando vuole…..fare un versamento presso la BANCA DELLA CAMPANIA di Foggia - Agenzia 3 - IBAN: IT45I0539215703000001337759, indicando la seguente causale: Ero Malato e mi avete curato. Quello che doniamo non è nostro, è Dio stesso che mette nelle nostre mani la carità perché diveniamo suoi operatori.
Allora, affrettiamoci a curarlo!

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